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alla 1° pagina..) minima o nulla, sulle cellule B e i loro precursori.1 Talquetamab è approvato sotto forma di iniezione sottocutanea (SC) con frequenza settimanale (QW) o ogni due settimane (Q2W), dopo una fase iniziale di incremento della dose.
«Con il progredire della malattia e il susseguirsi delle terapie, il mieloma diventa sempre più difficile da trattare, con periodi di remissione via via più brevi», dichiara Maria-Victoria Mateos, M.D., Ph.D., Medico Consulente in Ematologia, Ospedale Universitario di Salamanca. «L'identificazione del GPRC5D come nuovo target terapeutico ha mostrato risposte profonde. Inoltre, a differenza di altri target per il mieloma multiplo, la sua espressione sulle cellule del sistema immunitario è limitata, fornendo un nuovo importante approccio per colpire questa malattia così eterogenea».
L’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata è stata supportata dai risultati incoraggianti dello studio di fase 1/2 MonumenTAL-1, che ha valutato la sicurezza e l’efficacia di talquetamab in pazienti adulti con mieloma multiplo recidivato e refrattario. I dati più aggiornati dello studio sono stati presentati ai Congressi annuali dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) e della European Hematology Association (EHA).
I pazienti arruolati nello studio (gruppo Q2W con somministrazione ogni due settimane di 0,8 mg/kg: n=145; gruppo QW con somministrazione settimanale di 0,4 mg/kg: n=143) avevano ricevuto una media di cinque linee di terapia precedenti (range 2-17) e hanno mostrato tassi di risposta globale (ORR) significativi per entrambe le dosi. A un follow-up mediano di 12,7 mesi, il 71,7 per cento dei pazienti trattati alla dose Q2W 0,8mg/kg e con risposta valutabile ha raggiunto una risposta (intervallo di confidenza CI 95 per cento, 63,7 – 78,9), il 60,8 per cento dei pazienti ha raggiunto una risposta parziale molto buona (VGPR) o migliore e il 38,7 per cento ha raggiunto una risposta completa (CR) o migliore.1 A un follow-up mediano di 18,8 mesi, il 74,1 per cento dei pazienti trattati alla dose QW 0,4mg/kg con risposta valutabile ha raggiunto una risposta (CI 95 per cento, 66,1 – 81,1); il 59,5 per cento ha raggiunto una VGPR o migliore e il 33,6 per cento ha ottenuto una CR o migliore.1 Le risposte si sono dimostrate durature; la durata mediana della risposta invece non è stata raggiunta nel gruppo 0,8mg/kg (CI 95 per cento, 13 – non stimabile NE) ed è risultata pari a 9,5 mesi nel gruppo 0,4 mg/kg (CI 95 per cento, 6,7 – 13,3).1 Si stima che il 76,3 per cento dei pazienti trattati alla dose Q2W 0,8mg/kg e il 51,5 per cento di quelli trattati alla dose QW 0,4 mg/kg abbiano mantenuto una risposta per almeno nove mesi.
Lo studio MonumenTAL-1, inoltre, ha coinvolto 51 pazienti precedentemente trattati con una terapia di reindirizzamento delle cellule T. Questi avevano ricevuto una media di cinque linee di terapia precedenti (range 3-15), tra cui un trattamento a base di un anticorpo bispecifico (35,3 per cento), di terapie cellulari a base di CAR-T (70,6 per cento) o entrambi (sei per cento). A un follow-up mediano di 14,8 mesi, il 64,7 per cento di questi pazienti ha raggiunto una risposta, il 54,9 per cento ha ottenuto una VGPR o migliore e il 35,3 una CR o migliore. La durata mediana della risposta è stata di 11,9 mesi (CI 95 per cento, 4,8 – NE), mentre il 62,9 per cento ha ottenuto un tasso di sopravvivenza globale a 12 mesi.
«Grazie alla recente decisione della Commissione europea, medici e pazienti avranno a disposizione una nuova opzione terapeutica pronta all’uso, con un nuovo bersaglio cellulare e con la possibilità di avere un dosaggio ogni due settimane, in un'area in cui vi è un elevato bisogno clinico insoddisfatto», aggiunge Edmond Chan, MBChB M.D. (Res), Senior Director EMEA Therapeutic Area Lead Haematology, Janssen-Cilag Limited. «Talquetamab ha mostrato elevati tassi di risposta globale nei pazienti pesantemente pretrattati, compresi quelli che avevano ricevuto una precedente terapia di reindirizzamento delle cellule T. Per questo, riteniamo che talquetamab possa rappresentare un’opportunità per i clinici di determinare con maggiore flessibilità e versatilità il regime terapeutico più adatto a ciascun paziente».
Gli eventi avversi (AE) più comuni osservati nello studio sono stati la sindrome da rilascio di citochine (CRS) (77 per cento; 1,5 per cento di grado 3 o 4), la disgeusia (72 per cento, tutti di grado 1 o 2), l’ipogammaglobulinemia (67 per cento, tutti di grado 1 o 2), e l’onicopatia (56 per cento, tutti di grado 1 o 2). Tra le infezioni, le più comuni sono state quelle del tratto respiratorio superiore (29 per cento, 2,1 per cento di grado 3 o 4) e le infezioni da COVID-19 (19 per cento, 2,9 per cento di grado 3 o 4). Nel 29 per cento dei casi, è stata riscontrata tossicità neurologica, tra cui la sindrome da neurotossicità associata alle cellule immunoeffettrici (ICANS) (10 per cento, 2,3 per cento di grado 3 o 4). Quest’ultima ha causato la maggior parte (1,1 per cento) delle reazioni avverse che hanno portato all’interruzioni del trattamento; nello 0,9 per cento dei casi, invece, l’interruzione è stata causata dalla perdita di peso.
La Food and Drugs Administration americana (FDA) aveva già approvato talquetamab ad agosto 2023 nella medesima indicazione.
«Talquetamab è la quinta terapia e il secondo anticorpo bispecifico per il mieloma multiplo ad essere reso disponibile da Janssen. Questo testimonia la nostra ambizione nel continuare a sviluppare il nostro portfolio in questo ambito per renderlo sempre più ricco di terapie innovative e complementari. Ora non vediamo l'ora di portare questa nuova opzione a pazienti e medici», conclude Peter Lebowitz, M.D., Ph.D., Global Therapeutic Area Head, Oncology, Janssen Research & Development, LLC.
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07/09/2023 Andrea Sperelli
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