(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) scienziati hanno sottoposto a screening per attività epilettica silente 54 pazienti con lievi sintomi di Alzheimer servendosi di un elettroencefalogramma (EEG) per monitorarli durante la notte, oltre che di un magnetoencefalogramma (MEG) per registrare le onde magnetiche generate dall’attività elettrica.
Solo 34 erano i pazienti adatti a partecipare alla sperimentazione, e il 40% di questi presentava attività epilettica. I pazienti sono stati divisi in due gruppi: il primo ha ricevuto placebo per 4 settimane, con un periodo di altre 4 settimane senza alcun farmaco e successivamente una dose di 125 mg di levetiracetam 2 volte al giorno per 4 settimane. Il secondo gruppo ha ricevuto gli stessi trattamenti, ma in ordine inverso. Sono state quindi testate le capacità di ragionare, risolvere problemi, ricordare parole e di navigare su Internet.
I pazienti trattati con il farmaco hanno mostrato una tendenza al miglioramento della funzione cognitiva, soprattutto quelli con attività epilettica silente.
«Ci sono alcune caratteristiche cliniche che indicano i pazienti di Alzheimer che hanno maggiori probabilità di avere un'attività epilettica silente, e il principale è avere meno di 65 anni quando iniziano i sintomi», spiega Vossel.
Il farmaco, tuttavia, sembrava esercitare benefici anche ai pazienti più giovani senza attività epilettica. Saranno necessari ulteriori studi per capire se l’assunzione del farmaco a lungo termine possa rallentare la progressione della malattia.

Fonte: JAMA Neurology 2021. Doi: 10.1001/jamaneurol.2021.3310
Jama Neurology

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Notizie specifiche su: Alzheimer, levetiracetam, antiepilettico, 19/07/2022 Andrea Sperelli


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