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alla 1° pagina..) l'infezione da epatite B che era rimasta dormiente.
A segnalare l'anomalia sono anche gli esperti del Prac, il comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell'Ema, l'Agenzia europea del farmaco.
Gli esperti raccomandano quindi di sottoporre i pazienti a screening per il virus dell'epatite B prima di iniziare il trattamento per l'epatite C. I pazienti co-infettati, inoltre, devono essere gestiti in base alle attuali linee guida.
Nell'Unione Europea sono a disposizione i seguenti antivirali ad azione diretta: «Daklinza, Exviera, Harvoni, Olysio, Sovaldi e Viekirax, Epclusa (sofosbuvir/velpatasvir) e Zepatier (elbasvir/grazoprevir).
Il rischio segnalato dal Prac è reale, anche se piuttosto limitato. Si parla infatti di circa 30 casi di riattivazione su migliaia di pazienti trattati. L'effetto è dato dalla rapida riduzione della concentrazione virale di ceppo C. Il virus Hcv, infatti, ha un'azione soppressiva sul virus dell'epatite B, sul quale peraltro gli antivirali ad azione diretta non hanno effetto.
Pertanto, è necessario inserire un'avvertenza nelle informazioni sulla prescrizione dei medicinali, spiegano gli esperti del Prac, che sollecitano anche la messa in campo di ulteriori studi prima di arrivare a conclusioni sul potenziale rischio di insorgenza dell'epatocarcinoma.
Fonte: Fda/Ema
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25/01/2017 Andrea Sperelli
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