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alla 1° pagina..) su 4 la ritiene invece una condizione mentale che non si può capire fino in fondo e con cui si può solo convivere. La depressione è inoltre uno dei disturbi dell’umore a più elevata comorbidità e rappresenta una delle principali cause di invalidità temporanea e permanente, comportando un costo molto elevato in termini di risorse economiche e umane.
Sono molte le cause riconosciute dagli intervistati, la depressione non viene infatti considerata conseguenza diretta di un fattore univoco, ma viene percepita come il risultato di un insieme di fattori diversi.
L’impatto della depressione sulla qualità di vita è drammatico per il paziente così come per tutta la famiglia, poiché incide sul funzionamento individuale e sociale della persona, riducendo la capacità di interpretare un ruolo “normale” nelle diverse attività in ambito familiare, socio-relazionale e lavorativo. Per 1 intervistato su 3 anche i disturbi di natura cognitiva, come la difficoltà a prendere decisioni e a mantenere la concentrazione, provocano un forte impatto sulla qualità della vita.
Anche per questo, la parola d'ordine è diagnosi precoce. Ad affermarlo è un articolo pubblicato su Jama dalla U.S. Preventive Services Task Force (Uspstf), che raccomanda l'adozione di uno screening regolare per la depressione nella popolazione adulta generale, comprese donne in gravidanza e neo-mamme.
«Le indicazioni del documento sono di grado B, che equivale a elevate ma non certe probabilità di beneficio», sottolineano gli autori. La depressione è una delle cause principali di disabilità e colpisce in maniera indiscriminata adulti, anziani, giovani e gestanti. Nel nuovo documento dell'Uspstf, gli esperti affermano che gli adulti a partire dai 18 anni dovrebbero sottoporsi a screening regolare per la depressione, perché la diagnosi precoce aiuta a migliorare la prognosi in ogni fascia d'età.
«Ci sono prove sufficienti per affermare con ragionevole certezza che i programmi di screening associati ad adeguate strategie di follow-up e di supporto terapeutico si associano alla riduzione o alla remissione dei sintomi depressivi negli adulti compresi gli anziani, le puerpere e le gestanti», scrivono gli autori.
Michael Thase, docente dell'Università di Pennsylvania a Philadelphia, commenta: «Fino a quando non troveremo terapie più specifiche ed efficaci nelle diverse sottopopolazioni di pazienti depressi, il modo migliore di curarli è la diagnosi precoce associata a forme di assistenza in grado di rispondere con flessibilità e decisione a eventi sentinella come la scarsa osservanza dei trattamenti o la loro inefficacia. Per esempio, se il medico di famiglia sapesse in tempo reale che un paziente non segue le cure o non ritira gli antidepressivi prescritti, la possibilità che la scarsa aderenza comprometta l'esito della cura calerebbe in modo drastico».
Fonte: Jama
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22/06/2016 Andrea Piccoli
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