(2° pagina) (Torna
alla 1° pagina..) all’IRCCS Maugeri di Pavia. «Generalmente colpisce persone fra i 60 e gli 80 anni. È molto aggressivo, caratterizzato da una crescita locale nella tiroide e nel collo con coinvolgimento di vasi sanguigni, laringe, esofago e con rapida disseminazione agli altri organi, tanto che il 70-80% dei pazienti è inoperabile alla diagnosi. Così la sopravvivenza media dei malati è di soli 6 mesi dopo la scoperta della neoplasia».
Il sintomo tipico del cancro alla tiroide è la presenza di un nodulo sul collo, ma soltanto una minima parte – il 3-5% circa – dei noduli è in realtà una forma tumorale maligna.
Senza spaventarsi, è necessario tuttavia ricorrere subito a uno specialista, che prescriverà un’ecografia del collo ed esami ormonali specifici per appurare la natura della lesione.
«Il carcinoma anaplastico cresce in fretta, spesso causa rigonfiamenti evidenti, difficoltà nella deglutizione (disfagia), modifiche del tono della voce (disfonia) — chiarisce Locati, professore associato di Oncologia medica al Dipartimento di Medicina interna e terapia medica dell'Università di Pavia —: sono segni di una neoplasia che generalmente è già in fase avanzata. Quando l'intervento chirurgico non è possibile, si valuta (considerando anche le condizioni generali di salute del singolo paziente) la possibilità di procedere con radioterapia e chemioterapia che possono fornire un controllo locale del tumore, ma non hanno impatto sulla sopravvivenza generale nei pazienti con metastasi».
Con la combinazione di dabrafenib e trametinib, però, si possono ottenere risultati migliori: «In più della metà dei pazienti con malattia metastatica si riescono a raggiungere regressioni importanti delle lesioni tumorali — dice l'esperta —, aumentando la sopravvivenza media da 6 a 14 mesi. In malati con neoplasia confinata alla tiroide (quindi senza metastasi) ma inoperabile alla diagnosi, questa terapia mirata in alcuni casi ha addirittura ridotto così tanto il tumore da consentire l’intervento chirurgico, che è il passo indispensabile per poter sperare in una guarigione definitiva. Cosa non meno rilevante, questi farmaci sono ben tollerati, infatti meno del 20% dei pazienti deve interrompere la cura per tossicità».
Approvata negli Stati Uniti nel 2018, la combinazione non ha avuto la stessa considerazione in Europa, fino a pochi giorni fa quando l’Italia è stato il primo paese europeo ad autorizzarla.
«Grazie alla legge 648/96, che consente di erogare un farmaco a totale carico del Servizio sanitario nazionale quando non esiste un’alternativa terapeutica valida, dabrafenib e trametinib sono ora disponibili per i pazienti con carcinoma anaplastico della tiroide BRAF mutato — conclude Locati —. Circa il 40-50% dei carcinomi anaplastici tiroidei presenta la mutazione di BRAF. Si tratta di medicinali cosiddetti “inibitori della crescita tumorale” che agiscono contro i tumori in modo più selettivo rispetto alla chemioterapia tradizionale, in quanto riconoscono alcune proteine che si trovano sulla parete o all’interno delle cellule tumorali e bloccano i meccanismi con i quali queste si riproducono».
Notizie specifiche su:
tiroide,
cancro,
anaplastico,
05/04/2023 Arturo Bandini
Puoi
fare una domanda agli specialisti del forum
e iscriverti alla newsletter,
riceverai le notizie più importanti. |