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I ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche di 23.709 adulti infettati dal virus e trattati fra il 2020 e il 2022. Dai dati emerge che il rischio di diabete di tipo 2 dopo il Covid è stato stimato al 2,1%, mentre il rischio suddiviso per non vaccinati e vaccinati è stato rispettivamente del 2,7% e dell’1%.
«Questi risultati suggeriscono che la vaccinazione prima dell'infezione possa avere un effetto protettivo contro il diabete, sebbene siano necessari ulteriori studi per convalidare l'ipotesi», riprende Kwan. «Le tendenze e gli schemi osservati analizzando i dati suggeriscono che il Covid-19 potrebbe agire in certi contesti amplificando il rischio di una diagnosi che gli individui avrebbero potuto altrimenti ricevere più tardi nella vita. In altre parole, invece di ricevere una diagnosi di diabete all'età di 65 anni una persona con un rischio preesistente di diabete potrebbe, dopo un'infezione da Covid-19, avere maggiori probabilità di sviluppare il diabete all'età di 45 o 55 anni».
Secondo il dottor Ziyad Al-Aly, direttore del Clinical Epidemiology Center, e ricercatore capo presso il Veterans Affairs St. Louis Health Care System, «quando la pandemia finirà rimarremo con un’eredità di malattie croniche. E il rischio è che i sistemi sanitari non siano preparati».
«Le implicazioni a lungo termine dell’infezione da Sars-CoV-2 sull’aumento del rischio di diabete sono profonde», hanno scritto in un editoriale di accompagnamento Venkat Narayan e Lisa Staimez della Rollins School of Public Health e dell’Emory Global Diabetes Research Center della Emory University di Atlanta. «Con un numero elevato e in crescita di persone in tutto il mondo infettate dal virus, qualsiasi aumento dell’incidenza del diabete correlato al Covid-19 potrebbe portare a casi di diabete senza precedenti in tutto il mondo, scatenando il caos nei sistemi sanitari pubblici già sovraccarichi e con risorse insufficienti, con tributi devastanti in termini di morti e sofferenze».
Il dott. Al-Aly e l’epidemiologo Yan Xie hanno consultato le cartelle cliniche di oltre 180.000 persone contagiate dal virus, mettendo a confronto i dati con quelli di persone non contagiate. È emerso che le persone che avevano avuto Covid-19 mostravano circa il 40% di probabilità in più di sviluppare il diabete fino a un anno dopo rispetto ai veterani nei gruppi di controllo. Nella quasi totalità dei casi, si trattava di diabete di tipo 2.
Lo studio mostra anche un rapporto di proporzionalità diretta fra la gravità di Covid-19 e le probabilità di sviluppare il diabete. I soggetti ricoverati in ospedale o in terapia intensiva correvano un rischio 3 volte superiore rispetto ai partecipanti del gruppo di controllo. Anche chi si era ammalato lievemente mostrava comunque un rischio maggiore.
Un altro fattore di rischio era costituito dal peso eccessivo: chi aveva un indice di massa corporea elevato aveva un rischio più che raddoppiato di sviluppare il diabete dopo l’infezione da Sars-CoV-2 rispetto a chi non aveva contratto il virus.
Gideon Meyerowitz-Katz, un epidemiologo che studia il diabete presso l’Università di Wollongong in Australia, ha commentato: «Il rischio è molto più basso nei giovani - ha aggiunto - ed è più alto in alcuni gruppi etnici». È inoltre possibile che alcune persone nel gruppo di controllo abbiano avuto Covid-19 in forma asintomatica, il che distorcerebbe i dati.
In ogni caso, l’infezione potrebbe accelerare un processo già in atto o crearne le basi, come spiega Al-Aly: «Per quanti non hanno fattori di rischio per il diabete, il Covid-19, considerato lo stato infiammatorio che provoca nell’organismo, potrebbe portare a una malattia de novo».

Fonte: JAMA Network Open 2023. Doi: 10.1001/jamannetworkopen.2022.55965
Jama Network Open

Notizie specifiche su: Covid, diabete, coronavirus, 17/03/2023 Andrea Sperelli


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