(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) che si accendono e si spengono in una specifica e coordinata sequenza.

Questo processo non viene “inventato” dai tumori, ma riattiva un meccanismo usato dalle cellule embrionali nel costruire gli organi, le quali sono spinte a spostarsi in seguito al ricevimento di precisi segnali ormonali chiamati “TGF-beta”.

Lo studio appena concluso segna una svolta nella ricerca, perchè fino a questo momento si credeva che solo poche cellule del tumore primario possedessero queste capacità di attivazione del processo metastatico, mentre si è potuto constatare che lesioni genetiche comuni in molti cancri, come quelle “p53” e “RAS”, possono generare metastasi già nei primi stadi della malattia se si associano tra loro.

Riuscire, perciò, a individuare le espressioni combinate e pericolose di questi geni può aiutare i clinici a capire, fin dagli esordi della patologia, quale neoplasia va trattata con più aggressività terapeutica perchè più a rischio di metastasi.

I gruppi di Piccolo e Bicciato hanno verificato che i tumori consumano progressivamente le capacità antimetastasi della proteina p63. Piccolo spiega che questa molecola ha un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi: se p63 viene persa da una cellula normale non succede nulla, perchè quella cellula muore. Il problema sorge quando p63 viene distrutta in una cellula staminale tumorale: in questo caso viene stimolato un comportamento “asociale” di questa cellula, che è spinta a spostarsi nel corpo e a generare, quindi, le metastasi.

Dunque il processo metastatico sarebbe indotto dalle conseguenze delle azioni messe in campo dal tumore primario per crescere e svilupparsi.

Identificare una combinazione di geni mutanti in un cancro vuol dire, dunque, “fotografarlo” nel momento in cui è pronto a colpire altri organi e tessuti dell'organismo, in attesa dello stimolo alla migrazione proveniente dal fattore di crescita TGF-beta.
C'è inoltra questo progetto di ricerca
Investigating the role of p63 in epithelial tumorigenesis (DSB.AD001.032)

Istituto di Farmacologia Traslazionale (IFT)
Responsabile di progetto
ANGELO PESCHIAROLI E-mail: angelo.peschiaroli@cnr.it

Abstract
Il gene TP63 codifica per un fattore di trascrizione strutturalmente omologo a p53 ed è espresso in diverse isoforme che derivano dall'uso di promotori diversi o da eventi di splicing alternativi. Nel dettaglio, l'isoforma TAp63 è in grado di attivare alcuni geni pro-apoptotici, mimando quindi l'azione di soppressore tumorale di p53. Al contrario, DNp63 è l'isoforma principalmente espressa nei tessuti epiteliali, dove favorisce la crescita, la proliferazione e la staminalità cellulare, avendo quindi proprietà oncogeniche. Questo progetto di ricerca si propone di studiare il ruolo di p63 nella tumorigenesi epiteliale. In particolare, studieremo i meccanismi molecolari alla base del ruolo oncogenico di DNp63 nei tumori epiteliali. Per quanto riguarda TAp63, studieremo il ruolo di TAp63 nella tumorigenesi polmonare. A tale scopo utilizzeremo modelli murini geneticamente deleti di TAp63 incrociati con modelli murini di carcinogenesi polmonari (KrasG12D).

Obiettivi
I principali obiettivi sono:
1) Caratterizzazione del gene MTSS1 come gene bersaglio trascrizionale di p63.
2) Studio del metabolismo dell'acido ialuronico come effettore dell'attività oncogenica di DNp63 nei tumori epiteliali squamosi;
3) Caratterizzazione di senataxin come interattore di p63;
4) Ruolo di TAp63 nella tumorigenesi polmonare

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Notizie specifiche su: 24/08/2022 Riccardo Antinori


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