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alla 1° pagina..) con SED e depressione (aOR, 4,00; 99% CI, 1,67-9,58).
Anche il rischio di MCI era più alto nelle persone con SED (aOR, 1,87; 99% CI,1,20-2,91), depressione (aOR, 2,85; 99% CI, 2,53-3,22) o sia SED che depressione (aOR, 3,87; 99% CI, 2,39-6,27) rispetto ai pazienti senza storia di SED o depressione.
Solo i pazienti con depressione avevano un rischio più elevato per un altro tipo di demenza (aOR, 2,39; 99% CI, 1,92-2,96), cioè con corpi di Lewy, vascolare e mista.
Fra le limitazioni dello studio c’è il fatto che l’uso del registro sanitario può aver portato a sovra o sottostimare la depressione, il decadimento cognitivo lieve e l’Alzheimer. Lo studio probabilmente identifica la maggior parte delle persone con depressione ma non la maggior parte delle persone con sintomi depressivi.
“Sono necessarie ulteriori esplorazioni sulla potenziale associazione tra biomarcatori, geni di rischio (per esempio, APOE) e biomarcatori legati allo stress e allo stress (come il cortisolo e i marcatori derivati dagli astrociti), da un lato, e la depressione, dall’altro. Ciò - sottolineano Johanna Wallensten, coordinatrice della ricerca, e il suo team - è particolarmente rilevante data la proposta che, in un prossimo futuro, i biomarcatori plasmatici, come la tau fosforilata, la proteina della catena leggera dei neurofilamenti (NfL) e la proteina acida fibrillare gliale (GFAP) possano servire come biomarcatori diagnostici di routine. Studi futuri dovrebbero esaminare la possibilità che i sintomi della depressione e/o dello stress cronico possano essere sintomi prodromici di demenza piuttosto che fattori di rischio”.
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10/10/2023 Arturo Bandini
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