(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) strutture collocate al di sopra delle cavità ventricolari del cuore, quindi atri e nodo atrio-ventricolare. In quest’ultimo nascono due terzi di queste tachicardie», spiega Roberto Pedretti, direttore del Dipartimento Cardiovascolare all’IRCSS MultiMedica di Sesto San Giovanni (Milano) e membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Europea di Cardiologia Preventiva.
La ricerca, iniziata nel 2018 e conclusa nel 2020, ha arruolato 169 pazienti con diagnosi di battito accelerato, dei quali 105 hanno assunto almeno una dose di etripamil da 70 mg.
Il farmaco ha riportato la frequenza cardiaca alla normalità entro 30 minuti nel 60% dei 188 episodi di TPSV, verificati con un dispositivo indossabile in grado di misurare il ritmo cardiaco, ed entro un’ora nel 75% degli episodi.
Circa un terzo dei partecipanti ha riportato uno o più effetti collaterali, nella maggior parte dei casi congestione o naso che cola, mentre non si sono verificati eventi avversi maggiori legati al cuore.
Il trattamento è in fase di studio sia per le persone che soffrono di fibrillazione atriale sia per i bambini di 6-17 anni per i quali è in corso di valutazione uno studio separato che dovrebbe iniziare quest’anno.
«I pazienti con TPSV riferiscono più comunemente palpitazioni, vertigini o giramenti di testa e mancanza di fiato (dispnea). A causa della natura parossistica dell’aritmia, l’insorgenza e la cessazione dei sintomi sono solitamente improvvise. Se questa tachicardia si caratterizza per un ritmo più rapido del normale, la fibrillazione atriale si differenzia per l’irregolarità dei battiti», prosegue il cardiologo. «I soggetti affetti da patologie cardiache importanti possono presentare sintomi aggiuntivi come dispnea grave e dolore toracico. Alcuni avvertono la necessità di urinare in modo eccessivo, sperimentando una diuresi abbondante durante o dopo la manifestazione tachicardica. I rischi per chi soffre di TPSV sono più rappresentati dall’impatto sulla qualità della vita, in particolare nel caso di episodi frequenti, che da una cattiva prognosi. Infatti, è un disturbo in genere ben tollerato nella maggioranza dei pazienti».
«Sono numerosi i trattamenti sia per interrompere l’aritmia sia per prevenire le recidive con terapia farmacologica o con ablazione, un intervento moderatamente invasivo. La cura standard che un paziente può somministrarsi durante un episodio di TPSV per spegnere o modulare l’aritmia è, invece, costituita dalle cosiddette manovre vagali, speciali “esercizi” che stimolano il nervo vago e riducono quindi la frequenza cardiaca”, conclude Pedretti. “Una di queste manovre consiste nel cercare di abbassarsi, espirando contro resistenza senza far uscire l’aria dal naso o dalla bocca, contraendo i muscoli addominali. Se le manovre vagali autosomministrate non sono efficaci, cosa che accade circa il 20-40% delle volte, la persona deve recarsi in pronto soccorso per ottenere un trattamento immediato con farmaci per via endovenosa e riportare così la frequenza cardiaca alla normalità».
Notizie specifiche su: battiti, cardiaci, etripamil, 27/09/2023 Andrea Sperelli


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