(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) murino. I topi producono un gran quantitativo di beta-amiloide che, proprio come negli umani, conduce alla formazione di placche di beta-amiloide nel cervello, causando perdita di memoria. Nel corso dello studio, per 8 settimane i topi hanno assunto l’inibitore di beta-secretasi. Alla fine, grazie a uno speciale microscopio a due fotoni, hanno analizzato le singole cellule nervose presenti nel cervello.
Dal momento dell’inibizione, i topi hanno mostrato una quantità di beta-amiloide nel cervello inferiore. Ma l’effetto andava molto oltre, normalizzando le funzioni cerebrali perdute o compromesse.
«Ci ha veramente sorpreso la reversibilità dei sintomi», spiegano i ricercatori. «Prima del trattamento, i topi mostravano la presenza di numerose placche di beta-amiloide nei loro cervelli. Ciononostante, l’inibitore è stato in grado di ripristinare abilità e funzioni cerebrali fondamentali», spiega Aylin Keskin, un altro ricercatore coinvolto.
«Siamo anche stati in grado di dimostrare quali deficit neurali siano davvero causati dalla beta-amiloide».
Ora il team sta organizzando un vasto trial clinico con circa 1000 volontari per testare un modello leggermente modificato di inibitore di beta-secretasi. «È inutile dire che speriamo che questa promettente scoperta su modello animale si tramuti in realtà anche per gli uomini», conclude Busche.

Fonte: Technical University of Munich


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Notizie specifiche su: Alzheimer, memoria, inibitore, 03/10/2017 Andrea Piccoli


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