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alla 1° pagina..) difficile, ma è efficace anche nella gestione delle infezioni recidivanti.
La disbiosi svolge un ruolo nel morbo di Crohn, nella colite ulcerosa, nella pouchite e nella sindrome da intestino irritabile, ma in questi casi non c’è ancora certezza riguardo all’uso appropriato dell’IMT.
Nelle linee guida appaiono 7 raccomandazioni:
1) Negli adulti immunocompetenti con infezione ricorrente da C. difficile il panel di esperti suggerisce l’uso di terapie basate sul microbiota fecale dopo il completamento della terapia antibiotica standard per prevenire le recidive.
2) Negli adulti immunocompromessi in modo lieve o moderato con infezione ricorrente da C. difficile, si consiglia di usare l’IMT, mentre negli adulti gravemente immunocompromessi, gli esperti suggeriscono di non usare l’IMT in prevenzione delle recidive di infezione da C. difficile.
3) Negli adulti ospedalizzati con infezione da C. difficile grave o fulminante che non risponde agli antibiotici standard di cura, il panel di esperti consiglia l’uso selettivo dell’IMT.
Nelle altre 4 raccomandazioni, gli scienziati americani invitano a non usare l’IMT come trattamento delle malattie infiammatorie intestinali o della sindrome dell’intestino irritabile, tranne che nel contesto di studi clinici.
Fonte: AGA
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14/03/2024 Andrea Sperelli
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