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L'approvazione europea di capmatinib si basa sui dati dello studio di Fase II GEOMETRY mono-1, che ha dimostrato un tasso di risposta globale (ORR) del 51,6% in una coorte di pazienti che avevano ricevuto la terapia mirata come agente di seconda linea (30 su 31 pazienti) e del 44% in tutti i pazienti precedentemente trattati.
MET (Mesenchymal Epithelial Transition factor): un proto-oncogene
Recenti ricerche concludono che il gene cMET è un driver oncogeno. La mutazione in questione è quella dell’esone 14 di MET, responsabile di una ridotta degradazione della proteina recettoriale e di una incrementata attività oncogenetica. È riscontrabile in modo esclusivo rispetto ad altri drivers oncogenici nel 3-4% degli adenocarcinomi, prevalentemente in individui anziani non necessariamente non fumatori e in percentuale significativa nel 20-30% dei carcinomi sarcomatoidi.
Inoltre, la disregolazione di MET riguarda fino al 26% dei tumori polmonari non-a-piccole cellule (NSCLC) che sviluppano resistenza dopo trattamento con inibitori tirosin-chinasici di EGFR (EGFR-TKI). Questo setting è oggetto di ulteriori studi e non fa parte del fast track ottenuto da Novartis.
La registrazione Fda del farmaco è supportata dai risultati dello di fase II studio GEOMETRY mono-1, in cui il capmatinib somministrato due volte al giorno ha dimostrato un tasso di risposta globale confermato (ORR) del 68% con una durata di risposta di 12,6 mesi nei pazienti non trattati, mentre l'ORR è stato del 41% tra quelli precedentemente trattati, con una durata di risposta di 9,7 mesi.
Gli eventi avversi comuni correlati al trattamento sono stati edema periferico, nausea, stanchezza, vomito, dispnea e diminuzione dell'appetito.
Fonte: Pharmastar
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23/06/2022 Andrea Sperelli
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