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alla 1° pagina..) un processo neurodegenerativo, 105 nel gruppo a più bassa assunzione di alimenti ultraprocessati, 150 in quello collocato al polo opposto.
Escludendo dalla valutazione altri fattori di rischio per le demenze (età, sesso, storia famigliare, precedenti malattie cardiovascolari), i ricercatori hanno stimato un aumento delle probabilità di ammalarsi (+25 per cento) per ogni incremento quotidiano (+10 per cento) di alimenti ultraprocessati assunti.
I ricercatori hanno valutato l’effetto della sostituzione di una piccola percentuale di questi cibi con alimenti non trasformati o poco trasformati, come la frutta, la verdura, i legumi, il latte e la carne.
"Un aumento dell'assunzione quotidiana di 50 grammi di questi ultimi alimenti contribuisce a ridurre il rischio di ammalarsi di demenza quasi del 20 per cento”, afferma Huiping Li, ricercatore del dipartimento di sanità pubblica della Tianjin Medical University e prima firma della pubblicazione. “Ciò equivale ad aggiungere alla propria dieta giornaliera mezza mela, una porzione di mais o una ciotola di crusca. Riducendo contestualmente il consumo di alimenti ultratrasformati".
I cibi industriali trasformati contengono grandi quantità di sale, zuccheri aggiunti e grassi, e ormai sono diffusissimi.
"Prodotti comodi e gustosi, che hanno però un impatto negativo sulla dieta dell'uomo - aggiunge Li -. Al loro interno sono contenuti additivi o molecole provenienti dai materiali di imballaggio o che possono svilupparsi durante il riscaldamento che in diversi studi hanno dimostrato di avere un impatto negativo sulla memoria e sulla capacità di pensiero".
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13/09/2022 Andrea Piccoli
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