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alla 1° pagina..) questo cappello rientrano l’infarto miocardico, l’ictus cerebrale, lo scompenso cardiaco e l’arteriopatia degli arti inferiori, per citare le più comuni», spiega Roberto Pedretti, direttore del Dipartimento Cardiovascolare all’IRCSS MultiMedica di Sesto San Giovanni (Milano) e membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Europea di Cardiologia Preventiva. «Le malattie cardiovascolari costituiscono nel loro insieme la prima causa di morte e di morbilità nel mondo e anche in Italia. Sono responsabili, secondo i dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità, del 44% di tutti i decessi nel nostro Paese; in particolare, la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte in Italia, rendendo conto del 28% di tutte le morti, mentre gli accidenti cerebrovascolari sono al terzo posto con il 13%, dopo i tumori».
Lo studio non dimostra direttamente il rapporto di causa-effetto, ovvero non è possibile affermare con certezza che salire le scale sia direttamente responsabile della riduzione del rischio di malattie cardiovascolari.
«Tuttavia, l’associazione è abbastanza forte da suggerire quanto sia meglio rinunciare all’ascensore per avere un cuore più sano. Questo tipo di movimento aerobico, se considerato nel lungo termine, rappresenta una forma di costante allenamento per il cuore e il sistema cardiovascolare, inducendo nel tempo i benefici associati all’attività fisica quali una riduzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, sia a riposo sia durante lo sforzo e lo stress. Il movimento, infatti, provoca un adattamento favorevole del sistema nervoso autonomo cardiovascolare mediante un aumento dell’attività del nervo vago. Il sistema cardiovascolare diventa così più efficiente, in grado quindi di consumare meno carburante (ossigeno) per lo stesso livello di sforzo. Inoltre la regolare attività fisica induce numerosi altri benefici, tra questi il miglioramento della circolazione del sangue che può aiutare a compensare le difficoltà di irrorazione legate a eventuali stenosi (restringimenti) delle arterie coronariche e di altri distretti», precisa l’esperto.
Oltre a migliorare la forma cardiorespiratoria, il movimento consente anche un miglioramento del profilo lipidico, come spiega l’epidemiologo Lu Qi della Tulane University: «Il livello dei grassi del sangue, in particolare del colesterolo cosiddetto cattivo (LDL), è da considerarsi un vero e proprio fattore causale dell’aterosclerosi e degli eventi clinici che ne possono derivare, come l’infarto miocardico e l’ictus cerebrale. Mantenere un livello di LDL inferiore ai valori oggi considerati ottimali è una misura centrale nella prevenzione delle malattie cardiovascolari: inferiore a 116 mg/dl nella popolazione sana, inferiore a 100 mg/dl nei soggetti a rischio moderato, inferiore a 70 mg/dl nei soggetti ad alto rischio e a 55 mg/dl in quelli a rischio molto alto come coloro che hanno già avuto un infarto miocardico o un ictus cerebrale. I farmaci sono spesso necessari per ottenere questi obiettivi, tuttavia l’attività fisica migliora di per sé il profilo lipidico e quindi costituisce una misura non farmacologica essenziale, assieme all’alimentazione, per ridurre il colesterolo e i trigliceridi».
Fonte: Corriere della Sera
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13/10/2023 Andrea Sperelli
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