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alla 1° pagina..) sembrano innescare lo stesso processo metabolico.
«Abbiamo bisogno di ulteriori prove per poter prendere una posizione chiara su quale tipo di dolcificanti possiamo consumare nella nostra dieta e anche in che misura dovremmo limitare la loro presenza negli alimenti che consumiamo», riprende Gomez-Delgado. «Sono comunque necessari ulteriori studi sia per confermare gli effetti cardiometabolici sia per analizzare singolarmente le diverse tipologie di dolcificanti artificiali», concludono gli autori.
A confermare i risultati è anche uno studio pubblicato sul British Medical Journal da un team della Sorbonne Paris Nord University di Parigi guidato da Mathilde Touvier, che spiega: «Il nostro lavoro differisce da quelli condotti in precedenza, in quanto considera l'assunzione di dolcificanti artificiali contenuti nei cibi e nelle bevande, invece di concentrarsi principalmente sul contenuto di dolcificanti artificiali delle sole bevande».
Poco più della metà dei dolcificanti artificiali assunti proveniva dalle bevande, mentre il resto derivava da alimenti e dolcificanti. In tutto sono stati analizzati 103.388 adulti della coorte NutriNet-Sante, il 37,1% dei quali aveva segnalato di consumare dolcificanti artificiali.
Fra i dolcificanti presi in esame c’erano l’aspartame (58% dei casi), l’acesulfame potassico (29%) e il sucralosio (10%). Il rimanente 3% era costituito da vari dolcificanti, fra cui ciclammati e saccarina.
Nel corso del follow up di 9 anni, l’assunzione di dolcificanti artificiali è apparsa associata a un aumento del 9% del rischio di eventi cardiovascolari o cerebrovascolari. L'assunzione media di dolcificanti artificiali tra coloro che li utilizzavano è stata di 42,46 mg/die, corrispondente a circa un singolo pacchetto di dolcificante da tavola o 100 ml di bevanda gassata dietetica.
«Non abbiamo prove sufficienti per definire una quantità di dolcificante artificiale sicuramente dannosa, ma abbiamo osservato un'associazione dose-effetto, dato che il rischio di eventi cardiovascolari cresce con un consumo maggiore di dolcificanti», prosegue Touvier.
L’incidenza di eventi cardio o cerebrovascolari è stata di 346 per 100.000 anni-persona nei consumatori di dolcificanti contro i 314 per 100.000 anni-persona per quelli che non li utilizzavano.
Il rischio cerebrovascolare aumentava in particolare con l’assunzione di aspartame, mentre il consumo di acesulfame potassico e il sucralosio aumentavano soprattutto il rischio di malattia coronarica.
«Sebbene questo studio abbia molti punti di forza, da solo non può dimostrare una relazione causale tra dolcificante artificiale e aumento del rischio cardiovascolare. Abbiamo bisogno che le agenzie sanitarie esaminino tutta la letteratura sull'argomento», afferma Touvier. «Gli studi randomizzati in quest'area possono guardare solo a risultati a breve termine, come l'aumento di peso o i cambiamenti dei biomarcatori. Quindi, dovremo utilizzare studi osservazionali insieme alla ricerca sperimentale per costruire le prove, come è successo con il fumo di sigaretta e il cancro ai polmoni», concludono gli autori.
Un’altra ricerca della Cleveland Clinic pubblicata su Nature Medicine si è concentrata sugli effetti dell’eritritolo, uno dei dolcificanti più comuni.
I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a oltre 4.000 persone fra Stati Uniti ed Europa, scoprendo che "quelle con livelli più elevati di eritritolo nel sangue mostravano un rischio alto di gravi eventi cardiaci avversi come infarto e ictus".
Gli scienziati hanno anche esaminato gli effetti dell’aggiunta di eritritolo al sangue intero o alle piastrine isolate, osservando l’influenza dell’eritritolo sull’attivazione delle piastrine, fenomeno all’origine della formazione dei coaguli di sangue. Anche studi preclinici hanno confermato che l'ingestione di eritritolo aumenta la formazione di coaguli.
Gli scienziati tengono comunque a precisare che, al momento, si tratta di una semplice associazione e non di un rapporto di causalità, ancora tutto da dimostrare.
"La popolarità degli edulcoranti come l'eritritolo è cresciuta rapidamente negli ultimi anni, ma è necessaria una ricerca più approfondita sui loro effetti a lungo termine - afferma l'autore senior dello studio Stanley Hazen, presidente del Dipartimento di Scienze cardiovascolari e metaboliche presso il Lerner Research Institute e co-responsabile di Cardiologia preventiva alla Cleveland Clinic - Le malattie cardiovascolari aumentano e rappresentano la prima causa di morte a livello globale. Dobbiamo assicurarci che i cibi che mangiamo non vi contribuiscano".
Spesso, i dolcificanti vengono raccomandati proprio alle persone che soffrono di obesità, diabete e a maggior rischio di attacchi cardiovascolari. L’eritritolo ha una capacità dolcificante pari al 70% di quella dello zucchero e viene prodotto attraverso la fermentazione del mais. Dopo l'ingestione viene scarsamente metabolizzato dall'organismo, entra nel sangue e si elimina principalmente attraverso l'urina. Il corpo umano produce per vie naturali basse quantità di eritritolo, quindi qualsiasi consumo aggiuntivo può accumularsi.
"Il nostro studio - riporta Hazen - indica che, quando i partecipanti hanno consumato una bevanda zuccherata artificialmente con una quantità di eritritolo presente in molti alimenti trasformati hanno mostrato livelli della sostanza notevolmente elevati nel sangue per giorni".
Livelli superiori a quelli in grado di aumentare i rischi di coagulazione. “È importante che vengano condotti ulteriori studi sulla sicurezza - esorta l'autore - per esaminare gli effetti a lungo termine dei dolcificanti artificiali in generale, e dell'eritritolo in particolare, sul pericolo di infarto e ictus, specie nelle persone più a rischio di malattie cardiovascolari".
Fonte: Current Opinion in Cardiology 2023. Doi: 10.1097/HCO.0000000000001048
Current Opinion in Cardiology
BMJ 2022. Doi: 10.1136/bmj-2022-071204
BMJ
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21/09/2023 Andrea Sperelli
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