(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) Gemelli IRCCS in collaborazione con diverse università e istituti di ricerca.
La metodica già trova applicazione in riabilitazione ortopedica e neurologica, anche della primissima infanzia. Inoltre, risulta capace di espandere sia le possibilità della riabilitazione sia le prestazioni sportive.
I ricercatori, coordinati da Guido Maria Filippi, professore associato di Fisiologia nella della Sezione di Fisiologia Umana del Dipartimento di Neuroscienze della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, campus di Roma, hanno per la prima volta compreso in maniera approfondita il meccanismo d’azione in un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Neuroscience, in collaborazione con i professori Luigi Fattorini (Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia "V. Erspamer", Sapienza Università di Roma), Angelo Rodio (Dip. Scienze Umane, Società e Salute, Università di Cassino e del Lazio Meridionale) Vito Enrico Pettorossi (Dip. Medicina e Chirurgia, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Perugia) e Mario Faralli e Giampietro Ricci (Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Sezione di Fisiologia Umana, Università di Perugia).
Dallo studio – basato sulla revisione di circa 40 pubblicazioni con un campione di pazienti di poco inferiore a 1000 - è emerso che la stimolazione induce modifiche cerebrali tali da ottimizzare, non solo la prestazione motoria, ma anche la pianificazione del movimento, prima della sua esecuzione.
Le implicazioni appaiono importanti: oltre che nello sport, anche nella riabilitazione. Nei deficit motori, nelle persone anziana si assiste infatti a deficit di coordinazione, forza, potenza, resistenza, causa di disabilità e perdita di qualità della vita, molto difficile se non impossibile da contrastare con la “tradizionale” ginnastica.
Il trattamento – somministrato con uno strumento ad hoc denominato “Crosystem” - consiste in sequenze di micro-allungamenti-accorciamenti (0,5 mm circa) del muscolo 100 volte al secondo per 30 minuti al giorno (divisi in 3 sequenze da 10 minuti ciascuna, intervallate da pochi secondi di intervallo), per 3 giorni consecutivi. Il paziente percepisce solo una leggera vibrazione.
Questa stimolazione si applica sul muscolo che tuttavia è solo un'interfaccia per "parlare" alle reti nervose della corteccia del cervello e modificarle (come dimostrato in precedenza grazie a studi effettuati su soggetti sani e pazienti neurologici). Lo stimolo di 100 micro-allungamenti-accorciamenti al secondo è in grado di attivare una molteplicità di sensori nervosi posti nel muscolo che rispondono con una sequenza di segnali a 100 al secondo. Questi segnali sono portati alle reti nervose che controllano il muscolo e ne ottimizzano il funzionamento.
«L’effetto della stimolazione perdura nel tempo: tecnicamente – spiega il professor Filippi - si tratta di un ‘potenziamento a lungo termine’ delle reti nervose deputate al controllo motorio».
Il nuovo studio, basato su un riesame complessivo degli studi precedenti, ha evidenziato due aspetti particolarmente innovativi e importanti. «La fisioterapia e l’allenamento sportivo sono esercizio-specifici. Migliorano cioè solo l’atto motorio in cui ci si è esercitati, come piegare e stendere un ginocchio stando seduti, non salire un gradino – aggiunge il fisiologo Filippi -. Oppure aumentare la resistenza alla fatica, non lo sprint. Il trattamento in questione migliora la funzione motoria per qualunque movimento il muscolo sia chiamato a svolgere. Questa mancanza di specificità è un risultato del tutto innovativo, in grado di semplificare moltissimo il miglioramento motorio». In secondo luogo, il soggetto, dopo il trattamento, risponde alla fisioterapia tradizionale in modo del tutto più rapido ed efficace e la stessa risposta si ha nell’allenamento sportivo, ovvero “imparo senza faticare”. Il protocollo studiato si presenta come il primo passo concreto in questa direzione.
L’applicabilità del protocollo si estende quasi a qualunque problema del movimento. La procedura, già da tempo, tratta le disabilità sia della primissima infanzia, sia di ultranovantenni, affetti da problemi neurologici anche gravi. Tuttavia, anche in molti problemi ortopedici o sui semplici e comuni dolori artrosici l’azione può essere risolutiva, come documentato dalla letteratura scientifica.
«I prossimi passi della ricerca – conclude Filippi - sono destinati a cercare di evidenziare meglio i meccanismi di azione, così da giungere a ottimizzare l’interazione del nuovo trattamento con la riabilitazione tradizionale e con la preparazione atletica di vertice».
Notizie specifiche su: allenamento, muscolare, stimolazione, 09/03/2023 Andrea Sperelli


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