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alla 1° pagina..) e del sonno, tutti possibili nemici del microbiota».
Ma lo sport potrebbe anche apportare modifiche al sistema immunitario grazie all’aumento di comunità batteriche che, attraverso la fermentazione, producono acidi grassi a catena corta come il butirrato. «Diversamente dagli altri grassi, il butirrato viene assorbito senza necessità di legarsi ad alcuna molecola», chiarisce l’esperto. «Passa subito la barriera intestinale e diventa il carburante principale delle cellule “locali” il cui ruolo è fondamentale: fungere da barriera, così da contrastare l’infiammazione che è alla base di molte patologie cronico-degenerative come obesità e diabete, e rafforzare le nostre difese immunitarie. Insomma, i benefici del movimento sembrano dipendere dalla crescita delle modifiche dell’ambiente in cui il microbiota vive. Queste modificazioni migliorano il microbiota e agevolano la variabilità del suo microbioma, l’insieme dell’intero corredo genetico dei microbi».
Ora i ricercatori cercheranno di capire in che modo i diversi esercizi alterino la comunità microbica e come i cambiamenti possano essere diversi a seconda dell’indice di massa corporea del soggetto.
«Per ora è stato dimostrato con più certezza che lo sport moderato di 30-60 minuti favorisce la qualità del microbioma. Quindi è consigliabile muoversi un’ora tutti i giorni: lo stress ossidativo è inferiore rispetto a quando ci si allena quattro ore in una volta sola a settimana o tre ogni giorno», conclude l’esperto.
Il microbiota, considerato un vero e proprio organo, è costituito da centomila miliardi di batteri, virus, funghi che nel nostro intestino si contendono spazio e cibo. «La maggior parte è utile nel nutrire le cellule, producendo nutrienti e vitamine da sostanze altrimenti non digeribili, prevenire la colonizzazione di virus e batteri nocivi, rafforzare le difese del sistema immunitario influenzando l’entità dell’infiammazione, regolare il metabolismo dei grassi. Un microbiota alterato si associa a una maggiore presenza di obesità, malattie cardiometaboliche e autoimmuni. Per aiutare a farlo prosperare in modo sano è d’aiuto un’alimentazione varia con più di 30 alimenti vegetali diversi a settimana. Oltre a verdura e frutta, a tavola non devono mancare cereali integrali, grani antichi come miglio e grano saraceno, legumi non decorticati, frutta secca e molta acqua. Le fibre di questi alimenti sono il cibo preferito dei nostri batteri “amici”, salvo diverse indicazioni di uno specialista. L’alimentazione da sola non basta. Si è visto, infatti, che chi cambia la dieta migliora più lentamente rispetto a chi, a parità di dieta, aggiunge una sessione di sport giornaliero. Anche evitare gli abusi di farmaci con le cure fai da te e il fumo sono fattori che possono avere un effetto positivo sul microbiota. In quanto tempo si percepiscono i cambiamenti? Se si parte da una situazione microbica non ottimale, bastano 7-10 giorni», conclude Monda.
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31/10/2022 Andrea Sperelli
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