Ci sono voluti trent’anni per aggiornare la diagnosi di insonnia e comprendere tra i sintomi considerati essenziali anche l’impatto che la patologia ha sulle attività quotidiane. Ora grazie a intelligenza artificiale, machine learning e wearable device potrebbe volerci molto meno per trasformare una diagnosi esclusivamente clinica in una oggettiva, basata su dati raccolti da dispositivi semplici, come si fa con la pressione arteriosa e l’ipertensione.
Spiega Ugo Faraguna, neurofisiologo e docente all’Università di Pisa: “Oggi si considera insonne cronico chi ha difficoltà ad addormentarsi, a mantenere il sonno o si sveglia precocemente per almeno tre volte alla settimana per almeno tre mesi, con sintomi di sonnolenza diurna (senza quest’ultimo criterio si potrebbe semplicemente trattare di un breve sonno). La diagnosi si basa sui disturbi che riferisce il paziente e ci può essere una ...
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