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alla 1° pagina..) proliferazione di metastasi e sia “indebolendo” e “corrompendo” le cellule del sistema immunitario. Il supporto psicologico dall’inizio del percorso di cura può dunque avere una triplice funzione: da un lato può migliorare la qualità della vita del paziente, dall’altro può ridurre il “nutrimento” della neoplasia e dall’altro ancora sostenere e tutelare la risposta ai trattamenti immunoterapici».
La ricerca olandese ha analizzato i dati di circa 90 pazienti che hanno partecipato al progetto PRADO, uno studio sull’utilità dell’immunoterapia neoadiuvante nei pazienti con melanoma.
All’inizio dello studio tutti i partecipanti hanno completato un questionario progettato per valutare la qualità della vita, in modo da individuare coloro che presentavano un disagio emotivo già prima della terapia a base di inibitori dei checkpoint immunitari. Si tratta di farmaci che puntano a rimuovere i freni che impediscono al sistema immunitario di aggredire efficacemente il tumore. I pazienti sono stati seguiti per circa 28 mesi.
«Dai nostri risultati è emerso che il disagio emotivo può influenzare negativamente la risposta immunitaria contro il tumore - spiega Christian U. Blank, autore dello studio -. In particolare, i malati con disagio emotivo presente prima del trattamento immunoterapico neoadiuvante hanno mostrato una ridotta risposta alla terapia di circa il 20% rispetto ai pazienti senza segni evidenti di stress, ansia o depressione (46% contro il 65%)». Il disagio emotivo è rimasto collegato a due anni dalla cura a un rischio più alto di recidiva e metastasi.
Anche uno studio della Monash University di Melbourne ha mostrato un effetto diretto dello stress sul sistema linfatico. La rete di vasi sanguigni che trasporta i fluidi nell'organismo diverrebbe cioè più sensibile alla presenza delle cellule tumorali.
Lo studio, pubblicato su Nature Communications, si è avvalso di speciali microscopi, con i quali i ricercatori hanno seguito i movimenti di cellule «evidenziate» da marcatori fosforescenti. In tal modo, i medici hanno potuto capire in che modo le cellule tumorali si muovessero attraverso il sistema linfatico.
Lo stress sembra aumentare il numero e le dimensioni dei vasi linfatici in grado di trasportare le cellule malate.
Caroline Le, una delle ricercatrici che hanno partecipato al progetto, spiega: «Abbiamo scoperto che lo stress cronico invia segnali al sistema nervoso simpatico, che influiscono profondamente sulle funzioni linfatiche e diffondono le cellule tumorali. Questi risultati dimostrano il ruolo ''strumentale'' dello stress nel controllare le funzioni linfatiche che influiscono sulla salute suggerendo di bloccare gli effetti dello stress per arginare la diffusione del cancro attraverso il sistema linfatico, e migliorare così il risultato delle terapie».
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29/12/2023 Arturo Bandini
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