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alla 1° pagina..) uso di anticoagulanti, fibrillazione atriale, broncopneumopatia cronica ostruttiva, diabete e ipertensione.
Dei 4,1 milioni di adulti inclusi nell’analisi circa 1,8 milioni – il 43% - avevano ricevuto il vaccino. In tutto sono stati registrati 38.000 ictus, di cui 34.000 avevano colpito le persone per la prima volta.
I pazienti con vaccinazione antinfluenzale erano nella maggior parte dei casi anziani, donne e con tassi più alti di comorbilità. L'incidenza grezza di ictus è risultata più alta tra le persone che non avevano mai ricevuto una vaccinazione anti-influenzale e, dopo aggiustamento per età, sesso, patologie sottostanti, e stato socioeconomico, la vaccinazione anti-influenzale nei 6 mesi precedenti è risultata associata a una riduzione del 23% del rischio di tutti i tipi di ictus.
Il beneficio era più evidente fra gli uomini, probabilmente perché gli uomini non vaccinati avevano al basale un rischio di ictus più alto rispetto alle donne non vaccinate.
Il vaccino è stato associato a riduzione del rischio anche nelle persone più giovani, in quelle a basso reddito e fra i diabetici, i pazienti con Bpco e quelli in cura con anticoagulanti.
Anche uno studio della McMaster University di Hamilton pubblicato su The Lancet ha preso in esame i vantaggi della vaccinazione antinfluenzale.
Secondo i dati diffusi, l’immunizzazione riduce del 42% i casi di polmonite, del 16% i ricoveri ospedalieri e del 20% i decessi. Il virus influenzale, infatti, peggiora le condizioni nei casi di malattie croniche, mentre il vaccino protegge dalle complicanze cardiovascolari più comuni come infarto e ictus.
"Sebbene il vaccino antinfluenzale non abbia ridotto in termini assoluti il numero di infarti e ictus fatali, ha significativamente ridotto l'ospedalizzazione per tutte le cause e la polmonite", spiega il professor Mark Loeb, infettivologo della McMaster Faculty of Health Sciences di Hamilton, ricordando come durante i picchi influenzali avvenuti fra il 2015 e il 2021 abbia "svolto un'azione protettiva supplementare importante".
Allo studio hanno preso parte 5.129 pazienti con insufficienza cardiaca che hanno ricevuto in modo casuale il vaccino o il placebo. I soggetti sono stati seguiti per un anno, escludendo quelli che hanno contratto il Covid. "Il vaccino ha ridotto l'ospedalizzazione per tutte le cause così come la polmonite acquisita in comunità e la riduzione dei ricoveri è stata dovuta proprio all'effetto protettivo del vaccino sull'insufficienza cardiaca", scrivono i ricercatori del Mark Loeb Research Group.
“Questi dati confermano quello che già in parte sapevamo e vediamo nei nostri reparti", afferma il dottor Giuseppe Musumeci, direttore della Cardiologia dell'ospedale Mauriziano di Torino. "Anche se il dato globale è neutrale, è importante diffondere il messaggio che il vaccino antinfluenzale protegge concretamente dagli eventi avversi cardiovascolari, soprattutto i pazienti fragili e tutti i cardiopatici".
“Il virus dell'influenza può infatti provocare un danno diretto del miocardio sfociando, anche se molto raramente, in miocardite. Ma in caso di preesistenti malattie, può indurre un peggioramento improvviso, facendo così precipitare una situazione in cui la funzione cardiaca era già compromessa”, spiega Musumeci. “Banalmente, anche solo l'aumento della frequenza cardiaca e della temperatura mettono sotto stress il cuore. Se poi ci aggiungiamo la disidratazione, la mancata assunzione di farmaci cardioattivi o una cattiva funzionalità renale, il quadro diventa subito grave. Inoltre, infarto del miocardio e ictus possono essere provocati dall'effetto infiammatorio a cascata che causa il virus influenzale".
Fonte: Lancet Public Health 2022. Doi:10.1016/S2468-2667(22)00222-5
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25/11/2022 Andrea Piccoli
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