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I circuiti elettrici che controllano l'arto sono integrati nel dorso della mano. Per chiudere le dita il paziente impiegherà meno di 1 secondo, avvicinandosi molto al movimento naturale.
Le posizioni effettuabili con la mano sono, come detto, 7:
1) Cilindrica, utile per oggetti di grandi dimensioni, come una bottiglia;
2) Bidigitale, per gli oggetti più piccoli;
3) Laterale, per afferrare oggetti particolari come le carte di credito o le chiavi;
4) Indice esteso, per spingere i pulsanti;
5) Indice flesso, per poter scrivere su una tastiera;
6) Adduzione delle dita, che consente di tenere alcuni oggetti fra le dita, come una sigaretta.
7) Riposo.
Ma quella dei ricercatori di Pisa non è l'unica soluzione proposta a chi ha subito l'amputazione di un arto o ne ha comunque uno inservibile.
L'Istituto Italiano di Tecnologia – in collaborazione con Inail – ha messo a punto un altro prototipo di mano artificiale poliarticolata e polifunzionale. Il primo paziente – Marco Zambelli – ha sperimentato la mano mostrando il buon livello di utilizzo dell'arto grazie a un breve periodo di addestramento.
La mano è realizzata anche grazie alla tecnologia di stampa 3D, è in materiale plastico con alcune componenti metalliche. È molto flessibile grazie alla presenza di un tendine artificiale che permette di effettuare i movimenti naturali.
Due sensori consentono al paziente di controllare la mano. Per l'innesto non serve un intervento chirurgico, l'arto va semplicemente “indossato” come una sorta di guanto.
Tre uomini hanno riconquistato la loro manualità grazie a una nuova tecnica di ricostruzione bionica messa a punto da un team austriaco dell'Università di Vienna. L'intervento, diretto dal dott. Oskar Aszmann e a cui ha collaborato l'italiano Dario Farina dell'Università di Gottingen, si caratterizza per il fatto di permettere al soggetto di comandare direttamente il nuovo arto grazie al pensiero.
I tre pazienti avevano riportato lesioni del plesso brachiale, il sistema di nervi che trasmette i segnali nervosi dalla spina dorsale agli arti, consentendo il movimento e la sensibilità.
Il nuovo arto bionico capta i segnali nervosi residui grazie a degli elettrodi. Si tratta di segnali troppo deboli per consentire un movimento naturale della mano, ma sufficienti per permettere al paziente di comandarlo dopo che è stato collegato all'avambraccio.
Dopo aver affrontato un training mentale per abituare il cervello a gestire il nuovo arto, i chirurghi hanno amputato la mano non più funzionante, collegando al suo posto la protesi. I tre hanno poi affrontato la fase riabilitativa e ora riescono ad effettuare molte delle azioni quotidiane che in precedenza erano diventate impossibili, ad esempio bere dal bicchiere, abbottonarsi la camicia ecc.
Non si tratta comunque del primo tentativo in questa direzione. Sebbene non rappresenti una novità assoluta, anche la mano bionica trapiantata nel corpo di Walter Visigalli entrerà comunque nella storia. L'uomo, di 48 anni, può già effettuare tutte le normali attività quotidiane dopo soli 15 giorni dall'intervento. È in grado pertanto di scrivere, lanciare un oggetto e guidare senza particolari problemi.
La protesi è stata realizzata da un'azienda di San Marino, è costruita in titanio e carbonio, che assicurano leggerezza all'oggetto, e all'esterno in silicone. Già nel 2000, l'uomo si era sottoposto a un trapianto di mano, stavolta da donatore umano, ma aveva dovuto rinunciare all'arto per via di una crisi di rigetto.
La nuova soluzione terapeutica gli è stata proposta dal team del chirurgo Marco Lanzetta, che lavora presso l'Istituto italiano di chirurgia della mano di Monza. "Visigalli è già in grado di compiere gesti e azioni che dopo il trapianto era stato capace di raggiungere dopo un anno di lavoro. Questo perché in questi anni ha acquisito una rappresentazione cerebrale della mano e la sua muscolatura del braccio è stata allenata e sollecitata".
L'intervento apre una nuova era dei trapianti di mano da donatore tecnologico: “abbiamo sostituito il trapianto da donatore umano – spiega Lanzetta - con quello da 'donatore tecnologico'. L'utilizzo di questa protesi di mano bionica apre importantissimi scenari per le persone che subiscono amputazioni di arti, e potrebbe far diventare il trapianto di mano, se fatto in giovane età, una misura temporanea, nel caso vi siano effetti collaterali di rigetto o cali di funzione, come avvenuto per Walter".
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13/04/2015 Andrea Piccoli
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