Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il glucosio, presente nel sangue ad alte concentrazioni in caso di diabete, può legarsi all’emoglobina, formando l’emoglobina glicata (HbA1c).
E’ una nuova proteina, più ingombrante e meno agile, che non è in grado di trasportare l’ossigeno con la stessa efficacia dell’emoglobina. Ciò causa una minore ossigenazione dei vari organi e tessuti.
Il test sul sangue dell’ emoglobina glicata è indicato per determinare l’eventuale presenza del Diabete. Può essere impiegato in via preventiva per quelle persone la quali, sebbene non presentino i sintomi del diabete, siano però caratterizzate dall’averne i fattori di rischio oppure presentino familiarità con lo stesso. L’emoglobina glicata è inoltre impiegata anche per il moni¬to¬raggio dell’efficacia della terapia nei pazienti diabetici.
Mentre il normale test della Glicemia esprime un valore indicativo solo della situazione del momento in cui il test viene eseguito ed è soggetto alle interferenze alimentari, l’emoglobina glicata non subisce le interferenze alimentari e valuta l’andamento della glicemia negli ultimi 3 mesi. Rispetto alla cosiddetta Curva da Carico, il test dell’emoglobina glicosilata richiede un unico prelievo di sangue e non diversi prelievi di sangue ed alcune ore di tempo come la curva
Nella norma la percentuale di emoglobina che viene glicosilata varia tra il 4 ed il 5,6%. Il valore che consente di fare diagnosi di diabete è pari o superiore al 6,5%.
Una valida indicazione della glicemia media
Oltre il 90% dell’emoglobina presente nei globuli rossi è rappresentata dall’emoglobina A (HbA), che è formata da due catene di amminoacidi: alfa e beta. Il glucosio presente nel sangue è in grado di legarsi in modo irreversibile a una parte della catena beta andando a formare l’emoglobina glicata o glicosilata (HbA1c), una molecola che fornisce una valida indicazione della quantità di glucosio presente nel sangue negli ultimi mesi e che, quindi, costituisce un valido test per la diagnosi e il monitoraggio del diabete. Dato che il legame tra glucosio e emoglobina A risulta irreversibile, l’emoglobina glicata (HbA1c) tende a rimanere in circolo per tutta la durata di vita del globulo rosso, pari a circa 90-120 giorni. Per questo motivo, attraverso il test di valutazione della quantità di emoglobina glicata sull’emoglobina totale è possibile valutare la quantità media di glucosio presente nel sangue nei 2-3 mesi precedenti, permettendo di valutare l’eventuale presenza o l’andamento medio della malattia diabetica, senza alcuna possibilità di identificare i picchi di iperglicemia o ipoglicemia.
O Hgb. È la proteina che trasporta l'ossigeno dai polmoni ai tessuti ed è presente nei globuli rossi. L'emoglobina è fondamentale. Nel viaggio di ritorno nel sangue venoso trasporta anidride carbonica ai polmoni dai quali viene espulsa con l’aria espirata. La sua formazione avviene nel midollo osseo simultaneamente a quella degli eritrociti immaturi; in un globulo rosso esistono circa 350 milioni di molecole di emoglobina, ciascuna delle quali in grado di trasportare quattro molecole di ossigeno.
Sono considerati valori normali quelli compresi fra 14-18 g/100 ml per gli uomini e 12-16 g/100ml per le femmine.
Valori superiori a quelli considerati normali possono essere causati da diarrea, da disidratazione, da enfisema, da policitemia, da poliglobulia, da shock, da ustioni, da trasfusioni ripetute
Valori inferiori alla media possono essere causati da aplasia midollare, da collagenopatie, da deficit di ferro, da deficit di vitamina B12, da emorragie, da epatopatie, da infezioni gravi, da insufficienza renale cronica, da leucemie, da morbo di Cooley, da morbo di Crhon, da metrorragia, da neoplasie maligne, da ulcera peptica, da morbo di Hodgkin.
Per gli sportivi gli intervalli normali possono essere diminuiti di un'unità.
L'emofilia è una malattia ereditaria recessiva caratterizzata da una grave insufficienza nella coagulazione del sangue dovuta alla mancanza, totale o parziale, del "fattore VIII" (emofilia A), o del "fattore IX" (emofilia B o malattia di Christmas, dal cognome del malato in cui fu identificata per la prima volta), proteine presenti nel plasma. Più rara è l'emofilia C, data dalla mancanza totale o parziale del "fattore XI".
E' una malattia che colpisce quasi esclusivamente i maschi e si trasmette tramite la X della madre.
Il tipo più comune e più grave di emofilia è l'emofilia A detta anche emofilia regale, in quanto è stata evidenziata nella famiglia reale della regina Vittoria di Inghilterra, la quale aveva probabilmente assunto la mutazione de novo. L'emofilia A è dovuta all'assenza o alla ridotta attività del fattore VIII della coagulazione, il quale può essere del tutto assente o avere un'attività non sufficiente (diventa patologica se la percentuale di attività del fattore VIII è inferiore circa al 25%). Il gene per il fattore VIII si trova all'estremità del braccio lungo del cromosoma X e può subire vari tipi di mutazioni: delezioni, inserzioni, mutazioni missense, mutazioni nonsense.
L'emofilia B è causata dall'assenza o scarsa attività del fattore IX della coagulazione. In questo caso il gene che codifica per il fattore IX si trova sempre nel cromosoma X ma è più piccolo di quello che codifica per il fattore VIII.
Le manifestazioni classificano l'emofilia in tre tipi, denominati A, B e C, a seconda della mancanza più o meno marcata del fattore in esame:
* Moderata: sanguinamento articolare o sanguinamento muscolare precoce, epistassi severa, gengivorragia persistente, ematuria persistente;
* Maggiore: sanguinamento articolare o muscolare avanzato, ematoma collo, lingua, faringe, trauma cranico senza deficit neurologici, trauma senza emorragie evidenti, dolore addominale severo, emorragia gastrointestinale;
* Gravissima: emorragia intracranica, trauma maggiore con emorragia, interventi chirurgici con emorragia, emorragia retroperitoneale.
Vedi Dialisi extracorporea.
Di Admin (del 16/07/2013 @ 12:05:44, in Lettera E, visto n. 4327 volte)
Malattia ereditaria caratterizzata da un progressivo accumulo di ferro nell'organismo. Si tratta della patologia a carattere ereditario più frequente nel mondo occidentale. Colpisce 2-5 persone su 1000, e si registrano 9-15 portatori su 100.
La patologia è provocata da un aumentato assorbimento del ferro alimentare e dal suo progressivo accumulo nel corpo.
Vi sono 4 forme distinte di emocromatosi. Tre sono a trasmissione autosomica recessiva e la quarta dominante. La forma più comune (emocromatosi di tipo 1) è causata da alterazioni del gene HFE situato sul cromosoma 6p. Le altre tre forme sono piuttosto rare: l'emocromatosi di tipo 2, detta anche emocromatosi giovanile, è legata a un gene non ancora identificato e situato sul cromosoma 1q; l'emocromatosi di tipo 3, identificata di recente, è causata da alterazioni del gene del recettore 2 della transferrina (TfR2) sito sul cromosoma 7q; infine, la quarta forma, quella dominante, è legata a mutazioni del gene IREG1 o ferroportina, sito sul cromosoma 2q.
L'emocromatosi è una patologia potenzialmente mortale per i danni che può causare a livello cardiaco ed epatico.
La diagnosi si basa su test biochimici quali la saturazione della transferrina e della ferritina, e su test genetici, come l'analisi molecolare del gene HFE e di altri geni.
Le terapie disponibili sono la salassoterapia e la terapia ferrochelante con la desferrioxamina.
Intervento chirurgico di asportazione di una metà dell’intestino colon, nel caso di processi patologici che compromettano la funzione o la vitalità della parte quali tumori maligni, infarti mesocolici, coliti ulcerative ribelli alle terapie mediche, diverticolosi e poliposi estese, gravi invaginazioni ecc.
L’emicolectomia destra si effettua nelle patologie che interessano il cieco, il colon ascendente, la flessura epatica e il colon traverso prossimale, e prevede la resezione del colon destro con l’ultima ansa ileale e della metà prossimale del colon traverso.
L’emicolectomia sinistra viene eseguita al contrario nelle patologie del colon traverso distale, della flessura splenica e del colon sinistro fino alla giunzione retto-sigmoidea e consiste nell’asportazione della metà distale del colon traverso, del colon sinistro fino alla giunzione retto-sigmoidea.
Sostanze capaci di produrre il vomito. Vengono utilizzati solo nel trattamento delle intossicazioni acute a causa di sostanze assunte per via orale allo scopo di rimuovere dallo stomaco i veleni ingeriti, e unicamente nel caso in cui non sia attuabile la lavanda gastrica. Il più importante tra gli emètici è l'apomorfina, che agisce sul sistema nervoso centrale stimolando il centro del vomito. La sua azione è spesso associata a effetti collaterali, quali vertigini, dispnea, ipotensione e sonnolenza. Minori effetti secondari presenta la radice di ipecacuana, i cui principi attivi, emetina e cefelina, irritando la mucosa gastrica scatenano il riflesso del vomito. Sono emètici anche il solfato di rame, la poligala, il tartrato di antimonio e potassio, il cui impiego però è stato del tutto abbandonato.
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